Chiesa della Madonna del Prato: la rinascita di un tesoro, attraverso il restauro, nel rispetto del passato.
La Chiesa della Madonna del Prato di Gubbio, incanta gli osservatori con la maestosità della sua cupola, la luce delicata e l’eleganza delle sue linee.
La storia di questo luogo risale al XVII secolo, quando il vescovo Alessandro Sperelli pose la prima pietra il 12 novembre 1660. Grazie al restauro, questo gioiello sacro ha riaperto le porte dopo quattro anni di inagibilità a causa del terremoto del 2016, tornando ad essere il fulcro della vita liturgica e pastorale della comunità parrocchiale e della città, preservando la storia e arricchendo la comunità con nuova bellezza e vitalità.
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I numeri del progetto
I valori del progetto

Un restauro in continuità con il passato.
La progettazione e realizzazione del restauro è stata guidata da un cammino decisionale, rispettando l’architettura e le intenzioni di Borromini, così come per l’idea teologica e il senso della fede della Chiesa. Nel percorso di restauro gli interrogativi principali sono stati affrontati mantenendo la continuità con gli artisti che l’hanno costruita e abbellita, e rimanendo al servizio dei fedeli e dell’annuncio del Vangelo in quei luoghi.

Uno scrigno d’arte.
La Chiesa della Madonna del Prato è un prezioso scrigno che racchiude un tesoro inestimabile, narrato con precisione teologica. Il mistero di Dio è rappresentato seguendo la Rivelazione e la Tradizione. Carlo Perugini, Francesco Allegrini e Louis Dorigny, architetti e pittori, hanno dato centralità all’immagine miracolosa della Madre di Dio sull’altare maggiore, trasmettendo il messaggio cristiano attraverso linee architettoniche, volti e scene pittoriche.

Un luogo di accoglienza e umanità.
Varcando la soglia della Chiesa, ogni visitatore diventa viandante, sperimentando il grande mistero dell’icona della Vergine Madre che mostra il Figlio. Questa atmosfera di accoglienza e umanità permea la comunità parrocchiale. Ampliando lo sguardo, si percepisce la complessità degli elementi: altari, statue e ciclo pittorico che narrano la storia della salvezza. L’essenza, tuttavia, è l’icona: motivo che spinse il vescovo Sperelli a far costruire la chiesa. Si ha l’impressione che tutto si origini e ritorni a quel mistero, in un intrecciarsi di linee architettoniche che rappresentano il movimento incessante della storia della salvezza.