Lifeline Habsbaya Risposta multisettoriale alla crisi del Libano
Nel Sud del Libano, i raid israeliani, oltre a mietere decine di vittime, hanno distrutto campi e abitazioni e hanno prostrato l’economia locale. CELIM, che da anni opera in quell’area, è intervenuta con un progetto per fornire i beni di prima necessità agli sfollati: cibo, gasolio per riscaldamento, coperte, ecc. Un’azione di emergenza per non abbandonare le popolazioni locali duramente provate dal conflitto.
Nel Sud del Paese, i bombardamenti hanno colpito duramente il governatorato di Nabatieh e il distretto di Hasbaya, un’area agricola e drusa situata a 800 metri di altitudine. La municipalità ha ospitato oltre 1.100 sfollati sistemati in appartamenti e scuole.
Il progetto ha previsto la distribuzione di stufe e coperte per le persone ospitate nei rifugi e negli appartamenti. L’approvvigionamento del materiale è avvenuto presso fornitori locali, riducendo i rischi per il personale e sostenendo l’economia del distretto di Hasbaya, già messa a dura prova dal conflitto.
Per contrastare l’insicurezza alimentare, è stato inoltre attivato un servizio di mensa per gli sfollati garantendo un supporto nutrizionale essenziale. Questo sistema non solo ha assicurato un’alimentazione adeguata agli sfollati, ma ha contribuito anche alla ripresa economica della comunità locale, duramente colpita dalla devastazione dei terreni agricoli.
L’intervento non si è limitato, quindi, a fornire assistenza immediata, ma si è proposto di rafforzare la resilienza della popolazione e del tessuto economico locale, ponendo le basi per una ripresa più sostenibile in un contesto di forte instabilità.
Quando perdi la tua casa, il primo bisogno non è un tetto: è calore. Calore per la notte, per il corpo, per il cuore. In Libano, tra montagne gelate e villaggi feriti, migliaia di sfollati cercano proprio questo: un gesto semplice che diventa vita. E tu puoi offrirglielo. Con 50 € riempi una tanica di speranza e permetti di acquistare circa 50 litri di gasolio. Con 75 € regali coperte termiche a chi ha lasciato tutto. Con 100 € contribuisci all’acquisto di una stufa, trasformando un rifugio improvvisato in un luogo che assomiglia di nuovo a una casa.
Alla fine del 2025 il progetto si presenta come una presenza stabile, quasi una linea di continuità in un territorio provato. Le 1.164 persone sfollate , distribuite tra appartamenti e rifugi, vivono un ritorno alla normalità possibile. A Hasbaya, dove l’inverno è severo e le giornate sembrano più corte, la vita ricomincia lentamente a scorrere. La mensa comunitaria continua a offrire pasti caldi, diventando un luogo di nutrimento ma anche di incontro quotidiano. Intorno, piccoli frammenti di economia locale riaffiorano grazie agli acquisti effettuati sul territorio.
CELIM e la municipalità accompagnano quotidianamente le 244 famiglie, garantendo continuità nell’assistenza. Sono 487 gli uomini e 479 le donne che cercano di tornare alla normalità..
Durante la primavera, tra maggio e giugno, la mensa diventa un punto fisso nelle giornate degli sfollati. Ogni pasto è un gesto di normalità, una parentesi di sicurezza in un contesto che cambia di continuo. I campi agricoli devastati non sono ancora recuperabili, ma il circuito economico attivato dal progetto offre ossigeno alla comunità locale, che prova a rialzarsi con lentezza e coraggio.
La mensa comunitaria, avviata mesi prima per far fronte all’insicurezza alimentare, diventa un punto fisso della vita quotidiana.
Ogni giorno garantisce un pasto caldo e adeguato ai bisogni nutrizionali degli sfollati.
Nei mesi più freddi, tra febbraio e aprile, l’urgenza è affrontare il gelo. Hasbaya, a 800 metri di altitudine, vive un inverno duro, e la distribuzione di stufe, coperte, gasolio e alimenti diventa essenziale. Gli operatori acquistano tutto sul posto: una scelta che riduce i rischi negli spostamenti e sostiene un’economia locale stremata dal conflitto.
A gennaio 2025 il progetto prende forma concreta. In un contesto che resta imprevedibile e fragile trovano riparo 47 famiglie per un totale di 198 persone; 193 libanesi, 5 siriani.
Tutto nasce alla fine del 2024, quando l’escalation dei raid israeliani devasta il Sud del Libano. Case distrutte, campi bruciati, famiglie in fuga nella notte. Le comunità di Nabatieh, Hasbaya e dei villaggi vicini si ritrovano senza protezione e senza risorse. È in questo vuoto improvviso che CELIM, già radicata nella regione, sceglie di intervenire per non lasciare sole le popolazioni colpite.